Il territorio
di Massa Lubrense occupa tutta la parte terminale
della Penisola Sorrentina, con un insediamento
frammentario diviso in una trentina di frazioni.
Le prime notizie di Massa risalgono al X secolo,
quando era descritta come proprietà del ducato
di Sorrento, da cui riuscì a diventare autonoma
solo nel 1470. Il nome deriva dalla parola
longobarda "mansa" (che era un'unità territoriale
feudale) definita "lubrense" in riferimento
alla Chiesa della Madonna della Lobra, così
detta perché sorgeva sopra un preesistente
tempio pagano (delubrum). |
Il famoso scoglio dista
0,75 miglia dal porticciolo di Marina Lobra
(1400 metri circa); senza considerare il traliccio,
ha un'altezza superiore ai 60 metri, di questi
però almeno 50 sono sommersi. La superficie
emersa è di circa 500 mq con una lunghezza
massima di circa 60 metri. Vi si approda,
con mare calmo, da una piccola scaletta posta
sul lato nord, che conduce al traliccio.
Il Vervece, per la sua caratteristica struttura,
potrebbe anche essere considerato un faraglione
se, stranamente, non fosse così distante dalla
costa; i marinai e i pescatori lo considerano
come un amico e tra i tanti scogli esistenti
nel Golfo di Napoli è sicuramente il più conosciuto.
La sua fama era notevole anche in passato.
Nelle vecchie rappresentazioni cartografiche
è disegnato sempre più grande di quello che
è in effetti; addirittura, in alcune mappe
è considerato un'isola. Anche nella letteratura
viene spesso citato. In una novella del '700,
narrata da Gaetano Canzano Avarna ( Il pittore
Carlo Amalfi e lo scoglio del Verevece), da
questo scoglio ha inizio l' avvincente storia
di Carlo Amalfi e dell'amico-nemico Luigi
Blower. Per la bellezza del racconto, che
si conclude con un finale struggente ed emozionante,
ve ne consigliamo la lettura. |